11/07/2025

Il burbero benefico: un ricordo di Goffredo Fofi

Il nostro addio a Goffredo Fofi, una delle grandi voci della cultura italiana. 

di Paolo Soraci

È morto Goffredo Fofi. Aveva ottantotto anni e ha attraversato decenni di vita politica e culturale italiana alternando alla furia del fustigatore il fiuto del cane da tartufi. Si trattasse di libri, con ciò intendendo tutto quel che sta stampato in una risma di carta rilegata, dal romanzo alla poesia, dal saggio filosofico al reportage, al pamphlet, o del suo amato cinema, di teatro o fotografia, di musica o grafica, Goffredo Fofi c'era: scopriva nuovi talenti, allevava giovani che spingeva al cimento, alla prova, alla sfida, tanto generoso quanto severo. E nello stesso tempo non le mandava a dire a nessuno, agli avversari - vasta entità dai confini perennemente mobili - agli amici e allievi più prossimi.

Come si fa a spiegare l'incredulità, la pura e semplice impossibilità di dare statuto di realtà a questa notizia? Goffredo, per almeno tre generazioni, è stato una sorta di polemico, bizzoso, spiazzante e generosissimo Partenone. Era lì da prima, era lì da sempre. Pronto a scoprire leve dopo leve di giovani scrittori, aspiranti critici, futuri maitres à penser, a interrogarli, a tirar fuori quel che c'era da cavarne, a spingerli avanti e a rimbrottarli (a volte anche ingiustamente? aiuta anche quello, eccome se aiuta, a diventare grandi e autonomi). E intanto faceva scoprire a tre generazioni di lettori e spettatori torme di autori e registi, carrettate di libri e film, di spettacoli e musicisti provenienti da ogni angolo del globo, da ogni anfratto di generi e ?livelli?.

Leggeva, guardava, ascoltava di tutto, e su tutto scriveva poi cose da cui era difficile prescindere, anche quando non si era d'accordo, specie quando non si era d'accordo. Ha scritto ovunque e fatto scrivere ovunque, era un inesauribile inventore di riviste, dai Quaderni piacentini a Ombre rosse, da Linea d'ombra a Lo straniero, e citiamo le prime quattro che ci vengono in mente, il loro numero è ben più ampio. Chi ha frequentato una di quelle redazioni, se lo ricorda Goffredo tirare l'ultimo minuto aggirandosi tra stanze e tavoli per poi sedersi davanti a una qualsiasi tastiera e rovesciare di furia una recensione cinematografica, un pezzo polemico, la presentazione di un volume. Una volta finito, il pezzo trasudava di quella furia, ma anche di tutta l'intelligenza, l'intransigenza, la curiosità che si erano distillate nelle ore della ?cova?.

E da quelle riviste, da quegli articoli nascevano poi libri, tanti libri, a partire dal dirompente reportage di esordio, il famoso L'immigrazione meridionale a Torino, scritto a ventisei anni, che doveva uscire da Einaudi ma finì pubblicato da Feltrinelli per via degli imbarazzi torinesi nei confronti della Fiat. Da allora almeno ottanta titoli hanno vantato il nome di Goffredo in copertina: a volte raccolte di articoli, altre volte testi nati organicamente per l'esito in volume, gli argomenti coincidevano con le sue passioni e tutti insieme rappresentano una miniera di notizie, di giudizi, di indicazioni, un canone delle idee sicuramente umorale e a volte ondivago ma straordinariamente ricco di nutrienti per chiunque avrà voglia di immergercisi.

PDE ha molti di questi titoli nei cataloghi degli editori con cui lavora: tanti elèuthera e un po' di La nave di Teseo specie negli ultimi anni, molti Donzelli un po' più in là, minimum fax, la Cineteca di Bologna? nei prossimi giorni vedremo di ricordarne alcuni? oggi ci teniamo queste righe per il dispiacere che stringe il cuore e per i bei ricordi che si affollano.

Foto: Cineteca di Bologna


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